Ora però gennaio – prosegue Vagnini – si apre con il rischio di trovare bollette pesantissime a causa delle tensioni sull’energia e in particolare sul gas naturale. Un ritorno alla crescita dei prezzi dei beni energetici potrebbe avere un impatto rilevante su tutta l’economia, con un nuovo incremento dell’inflazione e un impatto sui consumi di circa 2,1 miliardi di euro in Italia.
Le oscillazioni dei prezzi del gas naturale degli ultimi giorni sono causate principalmente dall’interruzione del passaggio dei flussi attraverso l’Ucraina dal primo gennaio, sebbene si sia ancora lontani dai picchi del 2022, quando il gas aveva raggiunto i 340 euro a megawattora. Si tratta di una situazione da monitorare attentamente: un ritorno alla crescita dei prezzi dei beni energetici porterebbe l’inflazione al 2,2% nel 2025, il doppio dell’anno appena concluso.
A risentirne – conclude Vagnini – sarebbero inevitabilmente le imprese e la spesa delle famiglie, dal momento che i rinnovi contrattuali recentemente firmati non potevano incorporare questa eventuale nuova accelerazione dei prezzi. Sarà dunque fondamentale sorvegliare l’evoluzione dei costi energetici, e prendere in considerazione azioni per il loro contenimento come già fatto negli anni precedenti“.