Taglio del cuneo fiscale diventi strutturale per sostenere consumi e commercio al dettaglio

Pari: comparto già in sofferenza, occorre accelerare la riforma fiscale

di Fucina
Redazione – Fucina798
Taglio del cuneo e riforma del fisco ‘raddoppiano’ la crescita dei consumi. Secondo le stime di Confesercenti, i due provvedimenti dovrebbero infatti generare quest’anno una spinta di +5,6 miliardi di euro alla spesa delle famiglie, più della metà della crescita complessiva dei consumi prevista per il 2024 (+10,9 miliardi di euro). 
“In questa fase, i consumi interni hanno dato un contributo fondamentale alla tenuta dell’economia, e sono il motore del rilancio – osserva Mirco Pari, direttore Confesercenti provinciale Rimini -. Per questo, riteniamo importante iniziare a considerare già ora come reperire le risorse che consentano di rendere permanente la riduzione del cuneo contributivo. Sarebbe auspicabile anche un’accelerazione della riforma fiscale: necessario, in particolare, detassare gli aumenti retributivi. Un intervento che darebbe una mano alla contrattazione e permetterebbe alle famiglie di recuperare più velocemente il potere d’acquisto perso a causa dell’inflazione”.
Secondo le stime, nel 2024 le misure di decontribuzione e la rimodulazione delle aliquote di imposta faranno scendere la pressione fiscale di mezzo punto, dal 42,2% al 41,7%, mettendo a disposizione delle famiglie lo spazio necessario per un aumento dei consumi dell’1%, in rallentamento rispetto al 2023, ma comunque il doppio rispetto a quanto si sarebbe registrato in assenza di interventi. 
Una mancata riconferma del provvedimento anche per il futuro sarebbe una notizia preoccupante per le imprese che fanno riferimento al mercato interno – conclude Pari -, in primo luogo quelle del commercio al dettaglio che già scontano l’impatto dell’inflazione. Nel 2023 l’aumento dei prezzi ha portato, infatti, ad un incremento delle vendite del +1,5% in valore, con una flessione però del 2,2% in volume. Una situazione difficile per un comparto già in sofferenza, come dimostra il crollo delle nascite di imprese: nel 2013 hanno aperto oltre 44mila nuove attività nel commercio al dettaglio, nel 2023 solo 20mila. E senza un’inversione della tendenza, il numero potrebbe dimezzarsi già nel 2030”.
Con una conferma dei provvedimenti anche nel 2025 la spesa delle famiglie aumenterebbe dello 0,7% con un PIL in crescita dell’1,1%, recuperando finalmente, dopo 18 anni, i livelli dei consumi che si registravano prima della grande crisi del 2007-2008. Senza taglio del cuneo, invece, le dinamiche positive rischiano di venire meno: le simulazioni Confesercenti mostrano che l’incremento dei consumi si abbasserebbe allo 0,2%, con un incremento del Pil fermo allo 0,8%.

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